Le ricerche archeologiche fanno ritenere che l’isola di Torcello fosse abitata in epoca romana e inserita in un sistema territoriale che faceva perno sulla città di Altino, da cui (a partire dal II secolo a.C.) si diramava un’organizzata rete stradale e un percorso per acque interne, attraverso la laguna, che permetteva la comunicazione con Ravenna.
I fiumi navigabili consentivano di raggiungere le città interne e gli sbocchi portuali sui lidi la comunicazione con il mare aperto.
In una tale organizzazione le isole lagunari dovevano fornire approdi e stazioni intermedie ed essere quindi popolate, anche se si trattava con ogni probabilità di insediamenti di uomini dediti alla caccia, alla pesca e alla raccolta del sale.
Non è da escludere che le isole ospitassero in epoca imperiale anche delle ville suburbane come riportato in alcuni versi del poeta latino Marziale.
I moderni scavi archeologici a Torcello hanno evidenziato tracce di frequentazione dal II secolo d.C. sino alla formazione dei primi insediamenti altomedievali e confermato una presenza abitativa già dal V-VI secolo.
Quando le popolazioni della terraferma si ritiravano nelle isole non si dirigevano quindi verso luoghi desolati, deserti e sconosciuti.
Temporanee migrazioni verso le isole avvennero più volte a seguito della minacciosa presenza in terraferma, prima dei Visigoti di Alarico (401 e 408), poi degli Unni di Attila (452) e ancora degli Ostrogoti di Teodorico (489).
Nel 568-569 furono i Longobardi a penetrare nel territorio italiano, provocando lo spostamento delle popolazioni della terraferma nelle isole della laguna, ma diversamente da quanto accaduto in precedenza, il ritorno ai luoghi di origine non fu più possibile.
Il regno longobardo si attestava saldamente e fronteggiava il potere bizantino sospinto nelle lagune che, da area marginale, divennero il fulcro di un nuovo sistema territoriale.
Sulle isole vennero ad insediarsi anche le autorità civili ed ecclesiastiche: il patriarca di Aquileia a Grado, i vescovi di Altino a Torcello, di Oderzo ad Eracliana, di Concordia a Caorle.
Nel 639, sorgeva a Torcello la Basilica di Santa Maria Genitrice; questa edificazione conferma lo slittamento verso il mare e l’importanza centrale di Torcello (attorno alla quale gravitavano numerosi siti lagunari come Burano, Mazzorbo, San Giacomo in Paludo e Murano) nella prima fase di formazione della storia veneziana.
Nel 740-742 la capitale del dogado si sposta da Eraclea a Malamocco, staccandosi definitivamente dalla terraferma, ed infine nell’810-811, il centro del potere si colloca a Rivoalto che sarà sempre il cuore della Venezia marciana.
Tra l’VIII e IX secolo si organizzarono le diocesi lagunari e quella di Torcello fu una delle più ampie per giurisdizione.
Fu dunque nella laguna nord, a Torcello a Lio Piccolo a San Lorenzo di Ammiana, San Francesco del Deserto che, prima di Rialto, si vennero a creare i nuovi abitati e Torcello fu indubbiamente il centro dell’economia dell’area.
Dal IX secolo Venezia è davvero nata e la sede del potere politico è a Rialto. Da questo momento e in particolare nei due secoli successivi navi venetiche svolgono funzioni di controllo e repressione della pirateria in Alto Adriatico, si acquista influenza politica sulla costa dalmata e cresce anche il ruolo commerciale e di punto di raccordo svolto da Venezia, tra le aree politico-economiche bizantina, occidentale ed islamica.
L’ascesa di Rialto, che accentra a sé anche le funzioni commerciali un tempo proprie di Torcello, muta il ruolo dell’isola che diviene un punto di riferimento per la vita religiosa, centro di una diocesi di grande estensione e dotata di una Basilica di grande prestigio che proprio nel 1008 e grazie al sostegno del Doge viene rinnovata e dotata di splendide decorazioni architettoniche e in mosaico.
Divenuta podesteria nella fase comunale, Torcello aveva iniziato la sua fase discendente a cui contribuirono notevolmente la crisi demografica conseguente alle epidemie di peste e problemi ambientali che rendono la zona paludosa e insalubre per la malaria e che trasformano fiorenti isole abitate, prima in sedi di conventi (Costanziaca e Ammiana) e poi in canneti e barene abbandonate.
A questo processo di decadimento del territorio non si seppe o non si volle porre rimedio, lasciando che Torcello andasse incontro al suo destino.
Pesca e cantieristica, che nel XV secolo sono le principali attività economiche dell’area torcellana, sono in crescente difficoltà e si riducono nel tempo ad economia di sussistenza. L’acqua, non governata da adeguati interventi idraulici che non si è più in grado di finanziare, sottrae terra alle coltivazioni per le quali mancano anche le braccia e gli edifici abbandonati e cadenti si trasformano in risorsa economica con la vendita delle pietre per le nuove costruzioni a Venezia.
Anche l’episcopato torcellano si arrese alla situazione e i vescovi cessarono di risiedere in isola preferendo le proprie residenze in Venezia fino a quando, nel XVII secolo, trovarono sede in un palazzo di Murano.
Nel 1818 la diocesi fu soppressa e la chiesa di Santa Maria Assunta con tutto il territorio dell’episcopato venne riunita nel Patriarcato di Venezia.